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I SINKHOLES ANTROPOGENICI NELLE CITTA’ ITALIANE

Nelle principali città italiane è stato registrato negli ultimi venti anni un incremento degli eventi di sprofondamento dei suoli che hanno provocato la formazione di voragini di dimensioni a volte considerevoli (sinkholes antropogenici). Tale problematica ha destato negli ultimi tempi molto interesse, sia nell’opinione pubblica, in seguito ad eventi particolarmente catastrofici, che presso gli Enti preposti allo studio della sicurezza del territorio urbano. I sinkholes antropogenici coinvolgono per lo più le sedi stradali, ville comunali, parchi o giardini, nonché aree occupate da cortili e edifici, dando origine ad aperture che mettono in luce ampie cavità nel substrato caratterizzate da diametro e profondità variabili. Gli sprofondamenti che si originano al di sotto delle fondazioni di edifici non sono sempre immediatamente individuabili perché tendono a provocare dapprima lenti cedimenti per poi arrivare a compromettere l’intera struttura o addirittura a generare il crollo dell’edificio. I sinkholes antropogenici possono coinvolgere veicoli e persone, causandone il ferimento o il decesso. Tali voragini sono originate dalla presenza di un vuoto sotterraneo generatosi involontariamente o realizzato dall’attività umana a vario titolo. I vuoti nel sottosuolo delle città italiane sono stati per lo più realizzati, in millenni di storia, dall’attività antropica per l’approvvigionamento di materiale da costruzione, sono cave sotterranee costituite da intrecci di gallerie mai bonificate dopo il loro utilizzo. I sinkholes antropogenici si sviluppano per crolli successivi delle volte di tali cavità sotterranee, ubicate a qualche metro di profondità dal piano di calpestio. Subordinatamente essi sono connessi a fenomeni di dilavamento dei terreni sciolti al di sotto del manto stradale, dovuti a problemi di inadeguatezza della rete dei sottoservizi. Spesso le due cause si sommano La maggior parte degli eventi vengono registrati in concomitanza di eventi piovosi intensi, una scarsissima percentuale di essi, invece, è stata registrata in occasione di terremoti.